“Il sito prescelto era tra i più deserti della spiaggia, segnato da un tronco d'abete che arido vi sorgeva e solitario, né altro luogo poteva essere più appropriato alla condizione dell'estinto, alla mestizia della cerimonia, alla pietà dell'infortunio.” […] “Fra tanta desolazione sorgeva la pira sulla quale gli avanzi dell'estinto poeta stavano ardendo.”
Così Lord Byron descrive la cremazione, avvenuta il 15 agosto 1822 su una spiaggia della Versilia, del poeta inglese Percy Bysshe Shelley, annegato a trent'anni nel naufragio del battello Ariel che si era appena fatto costruire. Il suo corpo viene ritrovato sulla spiaggia, ma alla moglie Mary non è permesso recuperarlo, perché deve essere bruciato sul posto, secondo la legge della quarantena. Geoge Byron, che in quei giorni condivideva il soggiorno italiano con Shelley, ottiene dai governi di Toscana e di Lucca di trasformare l'atto burocratico in un rito solenne, romantico e un po' pagano, di cremazione. Durante il rito, sembra che Leigh Hunt, un amico di Shelley, abbia salvato dalle fiamme il cuore del poeta, che con le ceneri viene poi consegnato alla vedova. Forse è per questo che sulla tomba di Shelley, nel cimitero inglese di Roma, si trova scritto cor cordium, cuor dei cuori.
Quella di Shelley è la prima cremazione rituale che avviene in Italia nell'età moderna. E non a caso avviene in un luogo isolato e lontano, che sembra quello più adatto a ritrovare il punto di contatto tra vita e morte.
Nel progetto del nuovo tempio SOCREM si è ritenuto che primariamente dovesse essere data importanza all'area in cui lo si prevede; non un semplice lotto all'interno del cimitero. Come per gli edifici urbani vi è un contesto che lo attornia (i blocchi per i loculi, le piccole cappelle cimiteriali), le zone percorribilità ed accessibilità (i vialetti del cimitero); l'esistente ha quindi una sua rilevanza così come dovrà averla la nuova costruzione, in un rispetto reciproco.
Dall'analisi del sito emerge come l'area interessata sia quasi totalmente contornata da tutta una serie di cappelle di famiglia salvo la parte prospettante sulla piccola piazzetta tra l'incrocio dei viali che ha al suo centro un tempietto ottagonale che determina la forma stessa della piazzetta e trasla le inclinazioni di 45° dalla centralità del viale principale che, quasi un giardino all'italiana, disegna i vari campi simmetricamente rispetto alla sua lunghezza con una matrice, quasi ottocentesca, a cui solo le nuove edificazioni recenti non pare ne vogliano tenere conto.
Restare nel "quadrato" (il 20x20 delineato nel bando), riprendere l'andamento dei viali è quindi persino necessario. L'unica accessibilità possibile,vista la dislocazione delle cappelle esistenti,è quindi dalla piazzetta e ciò condiziona la forma dell'edificio TEMPIO.
Ripercorrere il quadrato,sia dell'area di galleggiamento in cui va inserito,sia delle dimensioni dell'edificio già realizzato a tempio (nell'altro campo),risulterebbe difficoltoso se non prevedendo un'accessibilità laterale al tempio stesso.
E ciò non è consono con la rilevanza dell'edificio né è utile ai fini funzionali.
E' parso quindi ripercorrere, tra le varie forme di edifici a pianta centrale, quello che è più similare a quanto in progetto e ogni memoria riporta al Pantheon romano che, anche come concezione costruttiva dell'impianto, si riallaccia ad un simbolismo che rappresenta la forma filologica del tempio stesso e regolarizzazione di quanto per sua natura sarebbe rimasto informe e caotico. Il Cerchio è simbolo di definizione e di delimitazione. Esso rappresenta il modello del recinto sacro (Tempio), fondamento della congiunzione dei quattro simbolici punti cardinali, forma perfetta per un inserimento che tiene considerazione di ogni tipo di attorno e nel contempo se ne discosta.
L'inclinazione garantirà maggior visibilità alle strutture laterali esistenti che racchiudono il grande cortile cimiteriale, sarà altresì matrice per gli ulteriori tre inserimenti possibili di similari strutture negli altri due riquadri (campi) liberi attorno visto che, come prevedono anche le norme recenti in Lombardia oltre all'indirizzo che sta prendendo piede relativamente alla cremazione (minori costi di sepoltura, minor spreco di suolo, riutilizzo delle aree cimiteriali esistenti, etc.),occorrerà dare spazi di sepoltura ai defunti riutilizzando le aree esistenti anche con rotazioni e accorpamenti di quanto esistente.
Ciò consente di dare un'immagine scultorea al blocco del tempio, privilegiare quella logica di accessibilità ad un luogo di sepoltura, di "riposo eterno" così come sin dai tempi dei primi cristiani veniva compiuto al fine di dedicare ai morti, prima nelle catacombe e successivamente sotto il pavimento delle chiese, luogo per la conservazione dei resti e luogo di sepoltura, dal tardo latino "cœmeterium" derivante dalla traduzione greca di "dormitorio, luogo di riposo".
Ed un luogo di riposo è solitamente parco di luce, e così è accentuata l'idea a cui fa riferimento (Pantheon) la proposta avanzata in cui la maggiore illuminazione che giunge all'interno è quella zenitale (proveniente dalla cupola rotonda in lastre alveolari di policarbonato con un oculo centrale aperto) posizionata al centro della struttura che definisce lo spazio della scala centrale mentre piccoli tagli nel perimetro dell'edificio scandiranno ed individueranno le varie zone interne a cellette. Queste ultime, salvo quelle singole, rivestiranno le pareti interne dell'edificio con una continuità tale da far sì che venga mantenuta quell'omogeneità di posizionamento da rendere indifferente la scelta tra le varie cellette, quasi un riportare tutti i defunti allo stesso livello,senza differenze e privilegi.
L'ingresso, come già evidenziato, avviene al piano interrato tramite una rampa in discesa che porta direttamente verso il centro dell'impianto dove è posizionata una vasca d'acqua attorno alla quale si dispone la scala elicoidale che porta al piano rialzato.
Inoltre la presenza di questo elemento verticale con l'ascesa della scala portano il visitatore a innalzare lo sguardo verso un cielo percepibile senza alcun filtro (attraverso l'oculo presente al centro della cupola) che, con i suoi 5 mt. di diametro, crea una vera e propria cascata di luce all'interno dell'edificio oltre a segnalare la mutevolezza delle stagioni e del tempo all'interno in quello spazio, il Tempio, che invece è rappresentativo di fissità (dopo la morte eterna).
Il blocco "Tempio" è una costruzione semi-ipogea molto solida, antidinamica, rappresenta l'arresto, l'istante isolato (la morte) mentre il movimento scorrevole è circolare e rotondo è rappresentato sia dalla scala centrale che sale verso l'oculo (il cielo, la vita eterna) sia della forma stessa del tempio. L'edificio mantiene come altezza massima quella del filo di gronda dei blocchi a loculi/ossari che contornano l'area.
Il progetto si propone prioritariamente di dialogare il più possibile con l'esistente "declinandone" i caratteri e utilizzandone alcuni per formare in nuovo edificio la cui identità, necessariamente diversa per connotazione formale e per impostazione interpretativa, non risulti però totalmente avulsa dal contesto. Per questo motivo interni, rivestimenti cellette e pavimenti saranno in pietra lucidata come l'edificio SOCREM esistente, soffitti in cartongesso con colori tenui, le facciate esterne avranno lo stesso materiale (blocchetti in cls) e colore mentre all'interno il disegno a ripetizione delle cellette avrà rivestimento con lastrine pietra lucidata (a riprendere l'attuale edificio SOCREM).
Oltre all'ingresso principale costituito dalla rampa che collegherà il viale del cimitero al seminterrato è stato predisposto un secondo accesso sul lato opposto: una scala scenderà dal piano rialzato alla quota del giardino creando così una zona di riposo/meditazione esterna riparata dalle piante con una serie di panche murarie in c.a.
Questa seconda uscita (dal piano rialzato) diventa anche uscita di sicurezza tramite portone a ventola che riprende all'interno ed all'esterno i materiali delle rispettive facciate.
Zone di riposo con panche sono previste nei due piani a coronamento della scala circolare.
La ripartizione "delle cellette" (cellette interne/facciata esterna) consente all'interno l'inserimento di vetri colorati opalinati in modo che vi siano "lampi" di colore che illumineranno le varie zone e saranno anche punti di riferimento per orientarsi tra le varie cellette mentre all'esterno i tagli avranno anch'essi vetrata opalinata a riprendere il tempio esistente.
All'interno le piccole aperture fanno da richiamo all'atmosfera delle pievi romaniche in cui la luce entra da lacerazioni della massa muraria creando un forte contrasto tra la luce e l'oscurità. La vasca avrà fondo in acciaio ricoperto da sassi e, come già anticipato, ospiterà canne e piante acquatiche che prenderanno la luce direttamente dall'oculo.
La copertura sarà isolata e sarà con finitura a lastre metalliche.Quattro pluviali, all'interno dei muri di tamponamento, potranno servire la vasca interna e con troppo pieno smaltire quanto dovesse risultare in esubero.
Per molto tempo, nelle opere pubbliche in Italia, il progetto artistico e quello architettonico hanno seguito percorsi paralleli, che si sono incrociati spesso felicemente nella “applicazione” delle opere d'arte a “decoro” delle opere architettoniche.
Tanta e tale è stata nella prima metà del secolo scorso l'importanza attribuita alla commistione tra i prodotti delle due discipline che fu resa obbligatoria dalla spesso disattesa Legge 717/1949 “arte negli edifici pubblici” secondo cui addirittura non è collaudabile un opera pubblica in assenza dell'intervento artistico.
Progettisti: arch. Diego Toluzzo